Situazione in Emilia Romagna e in Calabria:
In Emilia Romagna si è tornati al voto dopo le dimissioni a luglio di Vasco Errani, da quindici anni alla guida della Regione. Posto rimasto vuoto dopo la condanna in appello a un anno per falso ideologico nel processo Terremerse, riguardo un finanziamento illecito alla cooperativa agricola presieduta dal fratello dell’ex governatore Giovanni nel 2006.
In Calabria invece le Regionali sono state indette dopo le dimissioni, nel mese di Aprile, di Giuseppe Scopellliti. L’ex governatore è stato costretto a lasciare, dopo la condanna a sei anni per abuso di ufficio e falso. Il processo riguarda la gestione del Comune di Reggio Calabria, guidato dall’ex governatore dal 2002 al 2010, anno della sua elezione a presidente della giunta Regionale.
Proviamo ad analizzare questi risultati: entrambe le regioni hanno punti in comune piuttosto che differenze. Sia in Emilia che in Calabria infatti, il centrodestra si è presentato diviso, con non poche difficoltà e quasi trasformato. Basti solo pensare alla crescita del consenso della Lega Nord in entrambe le regioni, anzi da nord a sud.
In questo orizzonte politico non si può ignorare il Movimento cinque stelle, che dopo un primo trionfo nel 2013 con risultati stellari, ora si trova in forti difficoltà. In Calabria Oliverio è stato l’unico candidato in grado di riaggregare un po’ tutti i partiti, anche trasversali, ma che hanno voluto e desiderano un cambiamento. Una figura che rappresenta la sinistra, non a caso Oliverio è un dalemiano – bersaniano di vecchia guardia.
Sinistra divisa e disaffezione verso la politica:
Analizzando i dati in nostro possesso, è evidente il tracollo del M5S nonostante Grillo cerca invano di minimizzare. Il movimento ha perso due elettori su tre in Emilia e tre su quattro in Calabria, parallelamente alla diffusione a macchia d’olio della Lega Nord, nella persona carismatica di Matteo Salvini.
“Il dato dell’astensione è molto alto e deve far riflettere tutti i partiti. Ma i risultati vanno molto bene al Pd, ci siamo ripresi quattro regioni del centrodestra” – commenta il premier via twitter – Dopo 20 anni di fallimenti, anche della Lega, noi lavoriamo per il Paese e alle elezioni si vedrà chi è più forte”.
Non tarda la risposta di Matteo Salvini che per rime fa sapere a Renzi che “Quello della lega è un risultato storico, che darà conferme”. È un effetto boomerang. La sinistra sempre più divisa e una minoranza che attribuisce la colpa del flop elezioni al premier e alla sua cattiva politica. Secondo Pierluigi Bersani una delle cause che hanno indotto l’astensionismo potrebbe essere lo scontro susseguitosi negli scorsi giorni tra Pd e Cgil: “Bisogna discutere affondo e forse qualcuno all’interno del partito pensa al congresso anticipato. C’è un modo largo di sinistra che forse non si riconosce più nel Pd. Dal 2010 in Emilia, il partito di Renzi ha perso 700 mila voti”.
Incalza Stefano Fassina: “Larga parte del Pd non è andata a votare perché non condivide le misure sul lavoro del governo”. Più cauto invece Lorenzo Guerini : “Queste elezioni sono state raccontate poco dai media e la storia dei rimborsi ha inciso parecchio in Emilia”. In questo momento di forte crisi economica e cambiamento che l’Italia sta attraversando, sicuramente l’insoddisfazione in chi governa ha inciso e non poco.
Gli italiani sono sfiduciati e la disaffezione nei confronti della politica, incitata anche dai sindacati, ha portato tanti cittadini a scegliere di non esprimere la propria opinione. In ogni caso il voto è un diritto e un dovere di ogni cittadino, come sancito dall’articolo 48 della costituzione. È stata la scelta giusta quella di non votare?