Donne e alte cariche dello Stato:
Passare dalla terza carica dello stato alla prima per il genere femminile sarà un bel salto. Comunque da qualche tempo se ne parla e si dice che anche una donna, magari si dicesse una signora, potrebbe ambire, partecipare e pure vincere la competizione. Ma il fatto sembra più di facciata che effettivamente auspicato. Salvo che non serva da ripiego.
La gara per il Quirinale si corre una volta ogni sette anni e ogni volta lo stesso rituale tante chiacchiere all’inizio e voci e candidature che passano dall’essere definite ombra a forti e poi scomparire. Ma la regola vaticana che vuole che chi entra papa in conclave ne esca cardinale vale anche per la presidenza della repubblica italiana. Che talvolta è stato pure un bene.
Di solito quelli che partecipano alla gara sono definiti cavalli di razza, con qualche fastidio, si mormora, da parte degli equini veri che vantano un fisique du rôle più appropriato e portamenti decisamente più all’altezza per eleganza ed imponenza. D’altra parte Caligola dimostrò che talvolta è meglio il cavallo vero piuttosto che quello metaforico. Almeno si sa con chi si ha a che fare. E soprattutto ha richieste contenute.
Tuttavia raramente, per non dire quasi mai i così detti cavalli di razza che si sono iscritti alla gara e presentati scalpitanti ai nastri di partenza sono stati veramente in corsa o hanno vinto. Anzi, se si escludono giusto un paio di casi o giù di lì, molti ne sono usciti un po’ ammaccati… questioni di veti incrociati si è sempre detto.
Corsa per il Quirinale: chi gareggia?
Più spesso in corso di gara sono emersi nomi nuovi e hanno vinto outsider o comunque chi all’inizio non era previsto. Che se succedesse anche questa volta, visto i nomi che girano, ci sarebbe da brindare. Che questi sono sulla scena da parecchi decenni e come dire: hanno già dato. E pure già preso. Non foss’altro che per tutto il tempo che hanno passato su quei rossi scranni con risultati assai modesti. E non si parla di vil pecunia perché bisogna esser signori.
Si accontentassero e stessero buoni nei loro cantucci lasciando spazio a chi magari ha esperienza di lavoro e la fama che si è costruita nel mondo dipende più dallo studio e dalla fatica che dagli intrallazzi. Che poi eleggere uno solo perché altrimenti non saprebbe che fare della sua vita non suona come la massima delle motivazioni. Piuttosto si lanci una petizione affinché ogni piccione adotti il suo politico pensionato.
Questa è la dodicesima volta e il dodici, a dar retta alla cabala e ai misteri esoterici, è proprio un bel numero: dodici i mesi dell’anno, dodici le costellazioni, dodici le tribù di Israele e dodici gli apostoli. A dodici anni, almeno una volta, si usciva dalla fanciullezza e si entrava una nuova fase. Più matura. Che per l’italica politica sarebbe proprio il caso. Dodici anche le ore segnate nell’orologio: che a mezzogiorno si mangia e a mezzanotte si dorme. In sostanza il numero della saggezza e del voltare pagina. Che a guardare quel che sta accadendo ce ne sarebbe proprio di bisogno.