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Economia italiana: una ripresa lenta

Prosegue con andamento lento il lungo percorso che l’Italia sta intraprendendo per vedere riprendere la propria economia dopo una crisi che da anni si è abbattuta a livello gobale.
I dati Istat diffusi di recente hanno evidenziato una crescita del Pil stanziabile sullo 0,8% con un rapporto deficit/pil in calo, sul 2,6%. In sostanza, per dirla con parole più semplici, nell’anno di riferimento 2015 l’Italia è uscita da tre anni di recessione.
Un dato non certamente da celebrare eccessivamente, proprio perchè figlio di anni di economia ridotta ai minimi termini, ma comunque importante. Per dirla in sintesi, peggio di come si era fatto prima sarebbe stato difficile e comunque l’aumento registrato risulta inferiore di un decimale rispetto alle previsioni che il Governo aveva effettuato.
A dare una spinta decisa a questo lieve incremento del Pil, che seppur in crescita è ancora inferiore a quello del 2000, è stata soprattutto la domanda interna. Chiude invece in negativo la domanda estera.

 

Qualcosa si muove:

Seppure da prendere con le molle il dato dell’Istat è indice di un qualcosa che si muove. D’altra parte quello economico italiano è un settore che negli ultimi mesi ha vissuto un certo fermento; sono molti i provvedimenti che sono stati presi dal Governo, come si può leggere su Blogfinanza.com, con l’intento di ridare vigore all’economia italiana.
Un comparto che continua ad avere punti di forza e settori altamente critici; sempre dai dati Istat emergono aumenti per segmenti quali agricoltura e servizi mentre, ad esempio, le costruzioni sono in calo dello 0,7%.
Importante il dato relativo ai consumi saliti dello 0,5% soprattutto grazie alla spesa privata delle famiglie, in aumento di quasi 1 punto percentuale; viceversa, la spesa pubblica è in calo dello 0,7%.

 

La pressione fiscale:

Da questo punto di vista è interessante notare come nel 2015 sia calata, anche se solo minimamente, la pressione fiscale; il dato relativo a questo indicatore si è attestato ad un 43,3% raggiungendo il livello più basso toccato dal 2011, quando si era arrivati al 41,6%.
Il 2015 si chiude con un calo di tre decimali rispetto all’anno precedente; nel 2014 infatti la pressione fiscale era stata del 43,6%. Un risultato quasi impercettibile e che comunque non oscura il fatto che l’Italia resti pur sempre, nostro malgrado, tra i paesi con la pressione fiscale più alta.
Nella apposita lista stilata dal World Economic Forum relativa proprio ai paesi con più alta tassazione in materia di imprese, il nostro paese è al dodicesimo posto a livello globale mentre in Europa è al secondo posto.

La questione del debito pubblico:

A fronte di questo nelle ultime ore è emerso un altro aspetto che non lascia dormire sonni troppo tranquilli: a Bruxelles l’Eurogruppo, ovvero i ministri dell’economia dei paesi aderenti all’euro riuniti, hanno messo sotto la lente di ingrandimento i conti pubblici dell’Italia.
Secondo loro il nostro paese rischierebbe di non rispettare le regole europee in materia di risanamento dei conti pubblici. Potrebbe essere necessario apportare qualche intervento correttivo di finanza pubblica.
Lo scorso anno l’Italia aveva presentato una Finanziaria piuttosto controversa nella quale venivano fatte richieste evidenti di flessibilità di bilancio per finanziare alcune voci di spesa, soprattutto riforme grosse e nuovi investimenti.
Secondo l’Eurogruppo di Bruxelles, il rischio di una sostanziale deviazione dei conti pubblici rispetto al percorso che dovrebbe portare il nostro paese verso il pareggio di bilancio è piuttosto concreto; anche nel caso di concessione massima di flessibilità.
Per questo l’Eurogruppo ha voluto richiamare il nostro paese affinchè continui sulla strada tracciata per adottare misure necessarie al rispetto delle regole del Patto di Stabilità. Un’altra grana che il governo Renzi si troverà ora a dover dirimere.

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

Giornalista di inchiesta, blogger e rivoluzionario

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