Chi è Jorge Mario Bergoglio?
Per cui se due più due fa quattro il mini conclave è stato dovuto alla carbonara fredda, all’abbacchio sbruciacchiato, a vini scadenti e alla stanza poco confortevole. A tutto questo s’aggiunga che i cellulari erano schermati, non avevano collegamento wi-fi che vuol dire niente tablet, niente mail, niente facebook e niente twitter. Da impazzire.
Come si può resistere così? Meglio sbrigare la faccenda in velocità. E non è da escludere qualcuno abbia pure scommesso sull’outsider. Infondo 41 a 1 è una bella tentazione. Adamo s’è lasciato andare per molto meno. E soprattutto negli altri stati l’8 per mille se lo sognano.
E così ecco Jorge Mario Bergoglio che nella lotta tra italiani e stranieri è un buon compromesso: è argentino ma di origine italiana. Cosa vuol dire avere alle spalle duemila anni di storia. E che storia. Si dice ami il tango – con chi lo ballerà in Vaticano?- e il calcio: si spera non riporti in Italia Maradona. Che di gente che fa comparsate in tv ce n’è a sufficienza.
E’ di discendenza piemontese – che per la vulgata significa “falso e cortese” – e anche gesuita. I due termini, nella sostanza, non sono poi così distanti se si esclude la questione della cortesia. Ché i gesuiti nella loro storia hanno saputo essere anche un po’ rudi quando con la controriforma si sono occupati dell’inquisizione. E a questo proposito ne sanno ben qualcosa i francescani e gli indios del sud America e gli ebrei e gli eretici, tra cui Giordano Bruno… Tanto per dirne di alcuni.
Il nome Francesco come il poverello di Assisi:
Bizzarro che abbia scelto il nome di Francesco con chiaro riferimento, o almeno così è parso ai più, al poverello di Assisi. Magari si tratta di meta-comunicazione nel segno del contrappasso: mano di ferro in guanto di velluto. Se la scelta del nome dovesse essere conseguente se ne devono aspettare delle belle, Da convertire ci sono lupi (Fioretti cap. XXI) e ladroni (idem XXVI) che da quelle parti ne girano parecchi pure se i primi non vengono da Gubbio né i secondi sono di Monte Casale.
Così come decidesse di “liberare preti che sono in peccato col demonio” (idem XXIII) o se “si mettesse in amore di santa povertà” (idem cap.XIII) o far star “quete le rondini” (idem XVI) avrebbe solo l’imbarazzo della scelta, in primis e poi il suo bel da fare.
Per ora è partito con un bel Pater-Ave-Gloria che questo terzetto di preghiere e in questa sequenza sono di solito la piccola penitenza per i peccatelli veniali. Che se si pensa alla gente che era in piazza San Pietro col naso all’insù forse ci stava pure ma se si sposta la visuale a quelli che formano il team, allora la cosa è meno di un placebo. Salvo che non sia un segnale.
Mah, si tratterà di aspettare e vedere. Le menti dei papisti, come dicono gli anglicani, sono sempre imperscrutabili. Certo volesse invitare “madonna Mondizia” in quel Tevere ce ne sarebbe di guadagno per tutti. Anche per i laici. “Mondizia” nel lessico del 1200 significa purezza. Per chi ha voglia di capire.