Infortuni sul lavoro: cosa dice la legge
Ricordiamo che in base al Testo Unico della legge n. 1124 del 30 giugno 1965 si definisce infortunio sul lavoro “qualsiasi evento dannoso che incide sulla capacità lavorativa del lavoratore ed è cagionato da una causa violenta in occasione di lavoro.” L’Inail è l’ ente di diritto pubblico non economico sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro avente come scopo istituzionale, quello di esercitare, per conto dello Stato, l’assicurazione obbligatoria degli infortuni sul lavoro e le malattie professionali sia nell’industria che nell’agricoltura.
Per quel che riguarda il caso delle morti sul lavoro (fenomeno che negli ultimi anni ha preso il nome di ‘morti bianche’ a significare l’assenza di una mano esterna responsabile), che come detto sono diminuite da 866 del 2011 alle 790 del 2012, ancor più che per gli incidenti risulta determinate il fattore esterno: oltre la metà (409) del totale delle morti è avvenuta infatti al di fuori dell’azienda.
Altro aspetto importante sul quale si focalizza il rapporto Inail è quello relativo alle denunce per malattie e patologie legate al lavoro; le denunce nel 2012 sono state circa 47.500, ovvero 1000 in meno rispetto all0anno 2011. A queste vanno aggiunte quelle cui non è stata riconosciuta la causa professionale (a circa il 37%) e quelle tutt’ora in istruttoria (circa il 3%-). Al riguardo suscita interesse il dato che si riferisce alle denunce per patologie legate all’amianto; tra quelle protocollate nel 2012 ne sono state riconosciute 1540. Il numero di casi denunciati nel corso dell’anno e che ha portato ad un esito mortale è stato di 348.
Calano quindi morti e infortuni sul lavoro; una notizia di per sè positiva e significativa ma che non deve trarre in inganno nè far passare in secondo piano le troppe criticità relative alla sicurezza sul lavoro e più in generale al mondo dell’occupazione.
Si potrebbe infatti obiettare che, parallelamente al numero di morti ed incidenti sul lavoro, diminuisce drasticamente anche quello relativo al numero degli occupati. E se poi a questo numero volessimo aggiungere quello dei molti suicidi legati alla perdita del lavoro il panorama apparirebbe di tutt’altro aspetto.