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Donne e disoccupati categorie più depresse
Nel caso del report formulato da Istat in collaborazione con Eurostat, il metodo che è stato utilizzato al fine di identificare i disturbi collegati alla depressione ha preso in considerazione una serie di fattori come lo scarso interesse verso qualsiasi genere di attività, la presenza di disturbi del sonno, la continua sensazione di affaticamento, il rapporto conflittuale con il cibo (inappetenza o eccesso nella sua assunzione), la difficoltà di concentrazione, l’irrequietezza e l’agitazione psicomotoria.
All’interno del dato complessivo emergono poi altre tendenze, come quella relativa alla parte femminile della nostra popolazione che viene colpita dalla sindrome depressiva in una percentuale quasi doppia rispetto agli uomini, arrivando al 9,1%.
Oltre alle donne le categorie che risultano maggiormente soggette alla depressione sono i disoccupati e coloro che non sono mai riusciti ad entrare nel circuito lavorativo: nel primo caso il dato arriva quasi al 9%, nel secondo si alza al 10,8%. Un dato molto più alto rispetto a quello evidenziato dagli occupati, ove si ferma al 3,5%.
Regioni di Italia con il più alto tasso di depressione
Sempre in riferimento al rapporto di Istat ed Eurostat, va poi ricordato come ai due poli opposti, nell’ambito dell’Unione Europea, si attestino il Lussemburgo, ove la percentuale di depressi è la più alta in assoluto, e la Repubblica Ceca, che mostra livelli abbastanza trascurabili.
Per quanto riguarda il nostro Paese, a livello regionale va sottolineato il dato dell’Umbria, che nella fascia di popolazione dai 15 anni in poi presenta un’incidenza di depressi tale da sfiorare il 10%, con quasi due punti percentuali in più rispetto alla Sardegna. Un dato che nella fascia di età relativa agli over 65 si inerpica al 22,3%. Le percentuali più basse sono invece quelle fatte registrare a Bolzano (2,6%) e in Lombardia (4,3%).
Molto interessante anche il dato che prende come riferimento il titolo di studio, ove spicca il 2,8% di chi vanta una laurea o un livello di istruzione alto, contro il 4,4% che invece colpisce coloro che non possono vantare un curriculum scolastico di rilievo.
In generale gli indicatori sembrano confermare come le condizioni economiche abbiano un peso molto forte sulla depressione, come del resto evidenziato da molti specialisti nel corso degli ultimi anni, ovvero nel pieno della crisi economica che ha colpito l’economia globale.
Utilizzo di psicofarmaci in Italia
Da evidenziare, con riferimento all’anno 2018, una crescita delle difficoltà legata al riuscire a distinguere depressione o ansia cronica con un disturbo che può essere temporale. Ciò è legato a doppio filo con il fatto che, spesso e volentieri, al primo segno di disturbo vengono prescritti subito psicofarmaci, con tutte le conseguenza del caso.
Anzi spesso il paziente tende a curarsi da solo senza rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psichiatra ma assumendo psicofarmaci in totale autonomia. Sono circa 7 milioni gli utenti italiani che almeno una volta l’anno fanno ricorso a farmaci di questo genere con un aumento dell’8% su base annua.
L’approccio giusto dovrebbe essere quello integrato, quindi farmaci più terapia con uno specialista: proprio da psicologi e psichiatri arriva il monito per ricordare come le cure antidepressive funzionino in otto casi su dieci, segnalando al contempo come in Italia siano pochi a ricorrervi e spesso con grave ritardo rispetto all’insorgenza del problema.
I tagli alla Sanità
Oltre alla palese negazione del problema da parte di molte persone, vanno segnalati anche i tagli di cui è stato vittima il Sistema Sanitario Nazionale nel corso degli ultimi anni, che hanno comportato conseguenze nel trattamento di queste problematiche, andandosi a mixare ad un atteggiamento spesso colpevolizzante nei confronti di chi è colpito dalla depressione.
L’unico dato positivo in un quadro sostanzialmente preoccupante è comunque rappresentato dall’aumento di consapevolezza verso un problema che comporta costi sociali sempre più ingenti. Basti pensare che in molti casi la depressione si accompagna ad un calo dell’efficienza lavorativa, all’abuso di droghe e alcol, sfociando infine in ricoveri ospedalieri e, nei casi più estremi, nel suicidio.
Un quadro che ha naturalmente spinto le istituzioni a guardare con sempre maggiore preoccupazione al fenomeno, soprattutto in un momento delicato dal punto di vista economico come l’attuale.
Altre malattie croniche della psiche
Negli ultimi periodi stanno emergendo problematiche che sono state inquadrate come nuovi disturbi della personalità: in forte crescita l’autolesionismo, con tagli e ferite provocate sul proprio corpo; dipendenze da nuove droghe; e la masturbazione compulsiva, spesso facendo ricorso al pc, fattore che diventa una vera e propria problematica di natura sessuale.
Attenzione poi anche alla dipendenza dai nuovi strumenti multimediali legati ad internet, su tutti pc e smartphone, e finanche alla dipendenza da social che è ormai considerata una patologia a tutti gli effetti.