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Cyberbullismo: quando la violenza corre sul web

10 ottobre 2012, una ragazza si toglie la vita dopo essere stata vittima per tanto tempo di un amore sbagliato. Una foto privata diffusa sul web da quello che lei credeva essere il suo ragazzo l’ha resa bersaglio di continui attacchi e offese. 22 novembre 2012, un ragazzo 15enne si suicida nella propria casa a Roma dopo essere stato preso in giro dai propri compagni su Facebook per un banale pantalone rosa indossato a scuola. La sua colpa? Una presunta omosessualità, poi presto smentita dalla madre.
6 gennaio 2013
, 14enne si suicida lanciandosi dalla finestra della sua stanza a Novara. Sebbene ancora incerti sulle cause del suo gesto estremo, sono gli stessi amici della ragazzina ad attribuire la responsabilità di quanto accaduto a delle voci che si erano diffuse sul suo conto, messe in circolazione da un gruppo di ragazzi della sua stessa età.
21 febbraio 2013
, una ragazzina viene picchiata in un cortile di Grosseto dai suoi coetanei e filmata durante l’aggressione. La sua colpa? Essere di colore ed essere dispregiativamente definita “la negra”.

 

Il bullismo sui social:

Questi sono solo alcuni dei tremendi casi che hanno visto giovani ragazzi essere vittime di uno di quei mostri che nel peggiore dei casi porta a tragiche conclusioni: il cyberbullismo. Con questo termine si è soliti far riferimento a tutti quegli atti di violenza che vengono trasmessi sul web, tramite video, e-mail o ancor peggio sugli ormai diffusissimi social network.
È innegabile parlare del potere persuasivo che uno strumento quale Facebook può avere su ragazzi per i quali questo social network rappresenta un indispensabile mezzo di socializzazione; quello che nasce come un motivo di divertimento spesso si trasforma in una vera e propria tragedia e, il più delle volte, le vittime sono semplici ragazzi privi di colpa.
L’omosessualità, il colore della pelle, una storia d’amore sbagliata, foto diffuse per errore, messaggi fraintesi, o segreti svelati alle persone sbagliate possono essere solo alcune delle cause che portano ragazzi di 15 anni al suicidio.

 

Le forme più note di cyberbullismo:

Tra le diverse sfumature che il cyberbullismo può assumere, si possono individuare tre forme maggiormente note: la denigration, l’harassment o il flaming. Nel primo caso, denigration, si fa riferimento alla tendenza a distribuire attraverso la rete materiale lesivo verso la reputazione del soggetto preso di mira. In questo caso qualsiasi comportamento è caratterizzato da una forte intenzionalità e i terzi prendono parte all’azione scaricando il video o la foto in questione. Alta è la diffusione di questo tipo di azione, che si rivolge non solo contro i propri coetanei ma spesso anche verso docenti e adulti.
Il termine harassment deriva dall’inglese e viene comunemente tradotto con “molestia”. In questo concetto sono infatti racchiusi tutti quei comportamenti che si manifestano in chiamate e messaggi offensivi inviati ripetutamente nel tempo. Il flaming, invece, si caratterizza per un continuo scambio di messaggi offensivi che hanno l’obiettivo di generare una violenta lite online.
Altre forme di cyberbullismo sono l’outing estorto, che prevede la manifestazione pubblica di fatti estromessi dalla vita privata della vittima; l’impersonation secondo cui il cyberbullo si finge un’altra persona per poter ledere l’immagine dell’altro attraverso l’invio di messaggi sul web; l’happy slapping, termine che indica una violenza che ha inizio nella vita reale e termina irrimediabilmente sul web.

 

Dati sul cyberbullismo:

Intanto resta solo stupore davanti a dati statistici che mostrano quanto il cyberbullismo sia un fenomeno sempre più incalzante tra i giovanissimi. È quanto dimostrato dall’indagine condotta da Ipsos per Save the Children, secondo cui il 72% dei ragazzi riconosce la pericolosità del cyberbullismo, andando ad incidere negativamente sulla vita sociale degli stessi.
Dalla stessa indagine è, infatti, emerso che nel 38% dei casi questo ha conseguenze negative sul rendimento scolastico e ancor peggio sono il 65% dei ragazzi coloro che perdono la voglia di passare del tempo con i propri coetanei.
Nell’80% dei casi è la scuola ad essere il teatro principale di tali fenomeni e motivi di aggressione sono l’aspetto estetico, l’orientamento sessuale e le proprie origini. Il bullismo virtuale, da quanto affermato dagli stessi ragazzi, è considerato molto più pericoloso di quello reale, creando sofferenze maggiori a causa della totale assenza di limiti imposti alle proprie azioni.

 

Rossana Quarato

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

La Vera Cronaca, giornale online libero e indipendente

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