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I debiti dei teatri dell’Opera:
Cresciuti anche i debiti, e questo malgrado il fatto che negli ultimi dieci anni i teatri d’opera abbiano ricevuto contributi pubblici per oltre 3,4 miliardi di euro; argomento, quest’ultimo, piuttosto scottante e dibattuto negli ultimi mesi da gran parte degli organi di informazione alle prese con la vicenda del Fus, ovvero il Fondo unico per lo spettacolo che negli ultimi mesi ha vissuto costantemente su un’altalena fatta di tagli e reintegri susseguitisi con la ricorrenza di un otto volante.
Il meccanismo del FUS, Fondo unico per lo spettacolo:
Il Fus è il meccanismo utilizzato dal Governo per regolare l’intervento pubblico nei settori del mondo dello spettacolo fornendo sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi e imprese operanti in cinema, musica, danza, teatro, circo e spettacolo viaggiante ed è stato introdotto con la legge n. 163 del 30 Aprile 1985.
Dopo un continuo tira e molla, come detto, che aveva inizialmente tagliato di quasi il 40% le risorse, lo scorso 23 Marzo il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto per il reintegro dei fondi destinati alla Cultura ripristinando il Fus a 428 milioni al livello dell’anno precedente e assegnando alle fondazioni liriche oltre 191 milioni di euro, pari al 47 % del totale.
Tuttavia sentendo le organizzazioni del settore e le fondazioni l’emergenza finanziaria sarebbe ancora accentuata e, al riguardo, è esplicativo il dato sull’andamento del Fus rispetto al Pil nazionale che, se nel 1986 era ad un livello vicino allo 0,1%, nel 2009 è arrivato a rappresentare circa lo 0,025%.
Nel convegno “L’opera lirica: un futuro possibile?”, al quale hanno preso parte operatori del settore ed economisti, si è parlato soprattutto di questo arrivando a tracciare richieste comuni per uscire fuori dalla crisi, che sono riassumibili in certezza dei finanziamenti, forme nuove di valutazione per la distribuzione dei fondi pubblici di cui sopra e ridefinizione dell’assetto gestionale e finanziario delle fondazioni liriche. In sostanza si attendono risposte certe dagli organi di governo preposti.
Aumentare la produttività dei teatri:
Uno dei nodi da sciogliere è quello dell’incremento della produttività, argomento trattato dalla rivista“Economia della Cultura” da cui il convegno ha preso spunto: all’interno dell’ articolo comparso sulla rivista infatti, si legge come, nel 2009, i teatri lirici italiani abbiano messo in scena mediamente 77 recite d’opera ciascuno (dalle 125 della Scala alle 25 del San Carlo) contro, per esempio, le 226 recite della Staatsoper di Vienna, le 225 del Metropolitan di New York, le 203 dell’Opernhaus di Zurigo, le 184 dell’Opéra di Parigi. Tema della produttività quindi, che, come ovvio, è legato a doppio filo con la questione occupazionale del settore.
Dalla rivista emergono altri dati interessanti: negli ultimi 10 anni i consumi legati al tempo libero e la fruizione di intrattenimenti culturali sono stati in costante crescita, in particolare per quanto riguarda i concerti di musica classica che hanno riscontrato un aumento del 25,88%. Nel 2009 è aumentata anche la spesa del pubblico del 6,06% rispetto al 2008, una crescita della spesa al botteghino del 7%, e complessivamente un aumento del volume d’affari del 5,33%.
Numeri importanti che certificano l’ importanza della Cultura e, nello specifico, dell’ Opera lirica all’interno del panorama italiano e che portano ad auspicare, secondo quanto emerso come conclusione dal convegno “L’opera lirica: un futuro possibile?”, una riforma del settore per riconoscere alla Cultura un ruolo di primaria importanza nelle scelte del paese, non soltanto a livello di facciata ma anche a livello di scelte politiche.