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Consumi a picco: tranne cellulari e scommesse

Il 2012 è iniziato nel segno della recessione per i consumi come preventivato da molti: questa parola brandita a mo’ di minaccia e temuta da chiunque ne abbia direttamente a che fare si verifica quando la capacità produttiva di un paese è inferiore a quella che si potrebbe avere usando tutti i propri fattori produttivi. Per dirla in termini meno tecnici e più prosaici, è l’opposto della crescita economica: dicevamo del 2012, iniziato sotto il segno della recessione per le famiglie.
I dati arrivano direttamente dalla Confcommercio sulla base del relativo indicatore (Icc) e segnano un calo nel mese di gennaio dell’ 1% su base annua e dello 0,5% rispetto a dicembre.
Il dato, registrato nel primo mese dell’anno, ha portato ad un consolidamento della tendenza al ridimensionamento della domanda per consumi delle famiglie in atto dalla fine dell’estate del 2011: ridimensionamento che ha riguardato quasi tutte le voci con punte particolarmente significative per alcuni dei segmenti di consumo. Andiamone a vedere alcune.

 

Alimenti e bevande, consumi in calo:

Continua ad essere in riduzione l’area dell’alimentazione, bevande e tabacchi, -4,4% registrato nel mese di gennaio. Estrapolando solo il dato relativo ai consumi alimentari il dato va letto in ottica diversa: secondo la Coldiretti dopo il calo del 2011 a gennaio i consumi alimentari invertono la tendenza  e fanno registrare un incoraggiante, ma debole aumento dello 0,1%.
Incoraggiante per adesso perché, sempre secondo la Coldiretti, l’aumento dell’Iva dal 21 al 23 previsto dal decreto legge Salva Italia a partire dal 1° ottobre (secondo quanto affermato dal viceministro dell’Economia Vittorio Grilli) andrebbe a colpire alcuni prodotti di largo consumo come acqua minerale, birra e  vino, mentre al balzello che riguarderebbe l’iva dei prodotto al 10% (si passerebbe al 12%) sono interessati prodotti quali ad esempio carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele, zucchero.
Tornando alla recessione dei consumi a gennaio 2012, particolarmente colpito risulterebbe anche il settore dei beni e servizi per la mobilità: -12,0%. In questo settore va segnalato il calo della domanda per i viaggi aerei, settore che secondo la Confcommercio risente particolarmente delle fasi alterne di ripiegamento e di ripresa della domanda e che già in passato era stato soggetto a tali dinamiche.
Altre situazioni di criticità emergono dalla domanda di beni e servizi per la casa (-4,0 %): all’interno di questo settore vanno inclusi consumi di mobili ed elettrodomestici, entrambi dati in netto ridimensionamento. Che riguarderebbe anche un altro settore strategico per il nostro paese, quello dell’abbigliamento: malgrado la coincidenza con il periodo dei saldi, si è riscontrato un calo per la domanda di abbigliamento e calzature del 4,3%.

 

Telefonini e gioco d’azzardo: settori dove i consumi crescono

In sostanza, un quadro generico che evidenzia un deterioramento della domanda per quasi tutte le voci: il quasi è d’obbligo perché ci sono alcuni settori di consumo che vanno in controtendenza e che sembrano esser stati risparmiati da questo taglio generalizzato della domanda anche di beni di prima necessità.
Un po’ a sorpresa (o forse, guardandoci intorno, nemmeno troppo) gli italiani continuano a spendere per acquistare telefonini e per giochi e lotterie varie: il settore delle comunicazione fa infatti eccezione ed anzi lascia segnare un +9,2% evidenziando una domanda in costante crescita.
Per quanto riguarda giochi e lotterie, da segnalare come nel mese di gennaio 2012 (dati Monopoli di Stato) la raccolta sia stata di oltre 8 miliardi di euro a fronte di 6 miliardi e mezzo di euro di vincite: a gennaio 2011 la raccolta era di poco inferiore agli 8 miliardi. In sostanza un settore che non sembra risentire della crisi, come quello delle comunicazioni.
Se per i telefonini si può forse azzardare un aumento legato ad un implicito riconoscimento dello status symbol che il cellulare rappresenta, oltre  che al continuo evolversi della tecnologia che porta costantemente alla creazione di nuovi bisogni da soddisfare, per quanto riguarda il settore dei giochi non si può parlare soltanto di febbre da gioco o dipendenza: l’aumento direttamente proporzionale al crescere della crisi dimostra come sempre più gli italiani si affidino a questa sorta di salto nel vuoto tentando la fortuna per cercare di risolvere i propri problemi economici.

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

Giornalista di inchiesta, blogger e rivoluzionario

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