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Equitalia e riscossione dei tributi:
Un soggetto pubblico quindi, che opera come emanazione dello Stato e che è l’unico incaricato dallo stesso per la riscossione nazionale dei tributi. Tornando alla stretta attualità, il decreto legge di cui sopra (Decreto Legge n. 201/11) inizialmente prevedeva che a partire dal 1 gennaio 2013 sarebbero stati i comuni a gestire, autonomamente, l’attività di riscossione; la dead-line è stata attualmente prorogata a giugno 2013 dopo che il termine ultimo aveva già subìto un rinvio (la gestione ai comuni era stata fissata in un primo momento per il 1 gennaio 2012 salvo poi essere prorogata di un anno, ovvero gennaio 2013).
Tra rimpalli e rinvii vari, attualmente la data stabilita per la decadenza di Equitalia è giugno 2013; il secondo rinvio, dopo la proroga successiva alla manovra ‘Salva Italia’, dovrebbe essere funzionale proprio per permettere a tutti i Comuni la dovuta organizzazione in termini di incassi.
Il ‘Decreto Salva Italia’ che contiene la norma in questione, ha tra i suoi obiettivi la disposizione del consolidamento dei conti pubblici, soprattutto in previsione di un auspicabile risanamento di questi «In considerazione della esigenza di rilanciare lo sviluppo economico del Paese e fornire un aiuto alla crescita mediante una riduzione della imposizione sui redditi derivanti dal finanziamento con capitale di rischio».
Come funziona la riscossione dei crediti:
Per capire come funziona Equitalia a livello di conduzione della riscossione, quali sono le norme da seguire e qual è l’organizzazione del servizio di riscossione e liberalizzazione previsto per questo settore, uno dei passaggi chiave da chiarire è il Decreto Legge n. 16/12 denominato per facilitarne la comprensione Decreto Semplificazioni Fiscali; un Decreto che porta a facilitazioni tributarie, ma soprattutto potenzia la procedura di accertamento dei privati da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Questo Decreto Legge deciso dal Governo Monti, in realtà, non è che una rivisitazione in chiave di riscossioni dell’Articolo 19 (29 settembre 1973, n. 602). Il taglio nei costi della politica all’interno degli enti locali, quindi, fa un ulteriore passo avanti per il suo bilancio, mettendo i Comuni in condizione di poter decisamente contribuire a ridurre l’indebitamento generalizzato nel quale si trova l’Italia allo stato attuale della situazione finanziaria mondiale.
Affidare la riscossione ai Comuni:
I Comuni avranno la possibilità di affidarsi anche a privati per riscuotere i propri crediti e l’ingiunzione fiscale (intimazione dell’ordine di pagamento) rappresenterà l’unico strumento di riscossione di crediti derivanti da un inadempimento.
L’origine di queste argomentazioni si sviluppa (attraverso il Decreto Legge 70/11) dalla “Necessità ed emergenza di emanare disposizioni finalizzate alla promozione dello sviluppo economico e della competitività del Paese, anche mediante l’adozione di misure volte alla semplificazione dei procedimenti amministrativi”, che all’articolo 7 si snoda in previsione dell’uscita di Equitalia dal comparto delle entrate comunali: “Per ridurre il peso della burocrazia che grava sulle imprese e più in generale sui contribuenti”.
I problemi maggiori di debito, ovviamente, sorgono proprio dalle mancate riscossioni, traducibili in costi e ritardi troppo onerosi in un quadro di bilancio economico che abbia un suo equilibrio stabile. I Comuni, quindi, potranno rivolgersi a società private di riscossione delle entrate e avranno la possibilità di contrattare (in certi casi ri-contrattare) le condizioni dei debiti ancora in attesa di essere estinti.
Revocare ad Equitalia la riscossione tributi?
Un altro problema da non sottovalutare assolutamente sono le tempistiche inerenti ai pagamenti (soprattutto in un discorso legato alla rateizzazione dei debiti), ma in questo senso l’Italia ha attuato una direttiva dell’Unione europea che inserisce nuove regolamentazioni relativamente alle transazioni economiche con ritardo nei pagamenti, per permettere di non riscontrare problematiche legate alla liquidità, soprattutto per quanto riguarda le aziende a rischio di fallimento.
Revocare a Equitalia la gestione della riscossione tributi, se da una parte è rischioso per via della copertura in termini quantitativi di riscossione, dall’altra è un forte sgravo di flessibilità economica in un momento di grave precarietà. I cambiamenti legati alla gestione della riscossione sono aggrovigliati e cervellotici, ma il problema è principalmente legato alla mancanza di conoscenza dell’argomento.
Mettiamoci anche che, da tempo, Equitalia è nell’occhio del ciclone per il suo modo non certo ‘gentile’ di operare e per fenomeni quale quello relativo alle cartelle pazze (vedi notifiche fantasma o cartelle piene di errori; avvisi che invitano i contribuenti a chiudere le controversie in corso con il Fisco e relative a situazioni già concluse da tempo o mai notificate; e, nei casi più estremi, persino immobili già ipotecati senza che il debitore nemmeno lo sapesse), oltre che per le polemiche relative all’aggio (compenso che spetta per legge all’agente della riscossione) che, nel caso di Equitalia, è considerato troppo alto (9%) e contribuisce nei casi di mancato pagamento entro 60 giorni a far lievitare le cartelle in modo esponenziale.
Un meccanismo da cambiare:
L’intesa su tutti questi provvedimenti è necessaria proprio in funzione di un sistema trasparente, soprattutto in una prospettiva di evoluzione economica che faccia fronte alle priorità del mercato attuale; in questo senso guardare anche all’esperienza di realtà estere non può che risultare redditizio da un punto di vista amministrativo e gestionale.
In seguito al decreto di liberalizzazione, ovviamente, la necessità è quella di trovare presto soluzioni organizzative efficaci e strategie opportunamente strutturate in una prospettiva di pianificazione inerente il territorio. La speranza è che questo possa essere finalmente un punto di arrivo, e non di partenza, nell’intricata evoluzione normativa.