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Confronto con quanto contenuto nelle dichiarazioni dei redditi
Per effetto di queste disposizioni, l’Agenzia delle Entrate potrà dare vita a procedure tese a confrontare quanto riportato dalla dichiarazione dei redditi con tutta una serie di dati provenienti non solo dall’Anagrafe Tributaria, ma anche dall’Archivio dei rapporti finanziari.
Proprio dall’incrocio di questa mole di dati, gli inquirenti fiscali si attendono un contributo decisivo al fine di riuscire a individuare i contribuenti, si tratti di privati cittadini o aziende, abituati ad utilizzare in maniera disinvolta i propri conti corrente senza provvedere a segnalare le eventuali somme in entrata o uscita, ovvero i bonifici, sulla dichiarazione dei redditi.
I controlli che potrebbero derivare da questo procedimento sono riferiti all’anno fiscale 2016 e ad effettuarli sarà la Divisione Contribuenti, che provvederà successivamente ad inoltrare i risultati della sua attività alle direzioni regionali e provinciali cui compete tirare le conclusioni.
Gli strumenti del Fisco contro l’evasione
Si tratta in pratica della risposta da parte dell’Agenzia delle Entrate alle critiche che erano state formulate dalla Corte dei Conti in una sua relazione dello scorso anno, quando la magistratura contabile aveva appunto rilevato come non fosse mai stata messa in campo una attività di questo genere, nonostante l’esistenza di riferimenti normativi ben precisi.
Va ricordato come dal 31 marzo del 2016 sia anche operante l’Anagrafe dei conti correnti, che permette alle autorità fiscali di essere a conoscenza di qualsiasi movimentazione che avvenga su questi strumenti finanziari tramite carta di credito e Bancomat.
Anche in questo caso si tratta di attività che sono messe in campo alla stregua di analisi di rischio, non potendo essere utilizzate a tappeto. Ad individuare le posizioni più sospette sono alcuni algoritmi predisposti all’uopo in modo da capire se vi siano movimenti riconducibili all’evasione fiscale.
Bonifici e uso di contante
L’Agenzia delle Entrate può infatti capire in questa maniera se il titolare del conto corrente, proprio utilizzando i bonifici, vada ad infrangere il tetto dei 3 mila euro relativi all’uso di contante. In questo caso le violazioni scattano nel caso in cui le somme prelevate nel complesso vadano a sforare del 20% o più quanto dichiarato sulla propria dichiarazione dei redditi. In caso di sforamento parte l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate.
Come si può facilmente capire, si tratta di un altro passo importante nella lotta all’evasione fiscale, che in questo caso è agevolata anche dal fatto che ormai il segreto bancario nel nostro Paese non esiste più, essendo gli istituti bancari e le Poste obbligate a dare alle autorità fiscali qualsiasi tipo di informazione da esse richiesta.