Alcol prodotto in carcere con mezzi rudimentali:
Un sistema rudimentale ma nello stesso tempo articolato, giudicato all’interno dello stesso comunicato del sindacato “estremamente pericoloso, ma alquanto redditizio”. Durante l’operazione sono stati sequestrati tre secchi di bevanda superalcolica prodotta artigianalmente in cella.
Da segnalare che i sospetti degli agenti erano nati dopo che alcuni detenuti di origine sudamericana, stipati nella cella confinante a quella dei romeni, erano stati trovati completamente ubriachi.
Naturalmente una volta appresa la notizia ci si è chiesto come sia stato possibile non essersi accorti di niente: “E’ del tutto evidente che il superaffollamento di Marassi (presenti circa 800 detenuti a fronte di una capienza massima di 435) coniugato alle croniche e gravi deficienze degli organici determina anche queste conseguenze.
Con le attuali disponibilità di agenti penitenziari è praticamente impossibile procedere ai controlli e alle ispezioni previste” ha affermato lo stesso Segretario Generale della UIL PA Penitenziari, Eugenio Sarno a giustificazione di quanto avvenuto. Ed ancora: “Questo e molto altro potrebbe ancora capitare se chi governa, ai vari livelli, l’universo carcere non decide di mettere mano seriamente ed in profondità ad un sistema sempre più avviato verso la completa implosione e la più deflagrante delle esplosioni.”
Un sistema quindi, quello carcerario, prossimo al collasso ed in attesa di soluzioni efficaci: da tempo si dibatte sulla ricerca di rimedi ma, al momento, ancora non si è visto molto.
Rimedi invece (in attesa di risposte da parte del governo), al problema del sovraffollamento delle celle, sembrano averne trovati, e di lodevole efficacia, questi detenuti del carcere di Marassi a Genova: per non sentire troppo il peso della detenzione si erano ingegnati dando vita ad una vera e propria distilleria clandestina per produrre grappa. Quando si dice, bere per non pensare.