In questo articolo parliamo di:
Affitti a canone concordato:
Tale regime riguarda quella particolare tipologia contrattuale che vede l’affitto stipulato in relazione alle abitazioni ubicate all’interno di comuni caratterizzati dall’alta densità abitativa e in cambio di un corrispettivo variante in un arco tra massimi e minimi indicati nell’accordo tra le parti.
Questi limiti, a loro volta, devono essere inferiori a quelli che vengono solitamente praticati in regime di libero mercato. Per tutti coloro che decidono di locare i loro immobili seguendo queste particolari modalità, viene quindi ad essere introdotta un’agevolazione, la quale comporta una riduzione pari al 25% delle aliquote di Imu e Tasi indicate dal comune nel quale è ubicata l’abitazione.
Cosa cambia per Imu e Tasi:
Anche con l’applicazione della riduzione introdotta, il proprietario dell’immobile affittato dovrà comunque versare la Tasi per una quota oscillante tra il 70 e il 90%, mentre a sua volta il locatario sarà gratificato dall’esenzione in relazione al versamento della somma residua ove l’abitazione affittata sia adibita a residenza principale.
Per quanto concerne invece l’IMU, nella sostanza la Legge di Stabilità non approda a mutamenti di alcun genere, in quanto la tassa riguarda esclusivamente la proprietà.
Quante abitazioni riguarda e di che cifre si parla?
Ad introdurre questa novità di non poco conto è stato in particolare un emendamento proposto da Federica Chiavaroli (Alleanza Popolare) e Madga Zanoni (Partito Democratico).
Un correttivo che va ad incidere sulla posizione di circa 400mila abitazioni concesse con canoni calmierati nelle città distinte da grossi problemi abitativi e stilato su suggerimento di Confedilizia.
In pratica verrebbe ad essere introdotto un tetto fissato al 4 per mille in relazione alla somma dovuta dai contribuenti per Tasi e Imu. La ratio del provvedimento è quella di far recuperare ai canoni concordati quel vantaggio fiscale in pratica azzeratosi nel corso dell’ultimo triennio.
A svantaggiare questa particolare fascia era stata in particolare l’introduzione dell’Imu al posto dell’Ici, che aveva comportato una decisa riduzione delle agevolazioni d’imposta previste per gli affitti.
In conseguenza di questo mutamento il conto gravante sui proprietari di immobili si era accresciuto sino a dieci volte, con ricadute negative sul mercato degli affitti.
Tra cedolare secca e canone concordato:
Il combinato disposto tra questo provvedimento e la discesa della cedolare sugli affitti al 10%, ha spinto addetti ai lavori ed esperti a concordare sul fatto che i proprietari i quali decidano di rinunciare ai canoni di mercato abbiano di nuovo una convenienza di carattere fiscale.
Se chi opta per il regime agevolato non perde nulla, ad avvantaggiarsi del nuovo regime sono con tutta evidenza le famiglie a basso reddito, ovvero quelle più in difficoltà nel regime di libero mercato.
Una situazione ancora esplosiva nel nostro Paese, se soltanto si leggono con attenzione i dati relativi al 2014, gli ultimi esistenti, diffusi dal Ministero degli Interni.
Situazione sfratti in Italia:
In base a questo report sarebbero infatti più di 36mila le famiglie sfrattate nel corso dell’anno, circa cento al giorno, cui vanno aggiunte quelle che si trovano di fronte a richieste di esecuzione (150mila) e i 77mila provvedimenti emessi dall’ufficiale giudiziario.
Tra il 2005 e il 2014 i provvedimenti di sfratto hanno peraltro visto un vertiginoso aumento, nell’ordine del 69%. Il tutto mentre aumenta la quantità di suolo consumato per costruire abitazioni (quasi 157mila in più nel solo 2014) e si attesta oltre quota 7 milioni la vertiginosa quantità di immobili sfitti ubicati lungo il territorio nazionale.
Se la morosità rappresenta la principale causa all’origine degli sfratti, attestandosi a quota 89,3%, va anche puntualizzato come essa sia sempre più spesso incolpevole, ovvero riguardante persone che hanno perso il posto di lavoro, si sono separate dal coniuge, o hanno visto fallire la loro attività.
Per cercare di venire incontro a questa fascia di persone in chiara difficoltà, era stato individuato lo strumento del Fondo Inquilini Morosi Incolpevoli, il quale però ha visto la sua dotazione attestarsi a poco più di 80 milioni di euro.
Affitti sostenibili: cosa potrebbe accadere
Una cifra assolutamente insufficiente a fronte di un vero e proprio esercito di persone che sono messe in ginocchio da una crisi la quale purtroppo non accenna a terminare.
Il provvedimento in questione, che potrebbe portare un minimo di sollievo nel settore degli affitti sostenibili è stato salutato come un’inversione di tendenza da parte di Giorgio Spaziani Testa, numero uno di Confedilizia.
L’organizzazione in effetti aveva chiesto ripetutamente un segnale in tal senso teso a rimediare agli errori compiuti nel settore immobiliare dai governi precedenti. Allo stesso tempo, Spaziani Testa ha voluto però ricordare che quanto deciso in sede di Legge di Stabilità potrebbe diventare del tutto inutile ove i comuni imponessero aliquote troppo alte per Imu e Tasi.