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La cannabis per uso medico all’ester
La cannabis per uso medico è stata resa legale in molti paesi prima dell’Italia; nel Canada ad esempio, a partire dal 2001 è possibile questo tipo di terapia.
Qui come anche in alcuni stati Usa, le aziende produttrici fanno richiesta delle licenza statale ed i pazienti, previa registrazione, possono recarsi in maniera autonoma nei dispensari ad acquistare la cannabis o altrimenti provvedere in piena autonomia alla coltivazione della pianta una volta appurate le genetiche più appropriate per la propria patologia. Così facendo ai pazienti è garantita una continuità terapeutica gratuita e continuativa. Ma parliamo ora del nostro paese.
La cannabis per uso medico in Italia
Secondo analisi svolte da sistemi nazionali di statistica, su 65 milioni di abitanti, il numero di pazienti italiani che potrebbero aver bisogno di accedere a questo tipo di trattamento terapeutico supera i venti milioni di persone, ovvero ben un terzo della nostra popolazione.
Gli impieghi della cannabis ad uso medico riguardano principalmente: la sclerosi multipla o le malattie riferite a lesioni del midollo spinale; dolori neurogeni, soprattutto quando il trattamento con farmaci antiinfiammatori non ha avuto effetto; gli effetti anticinetosici nel vomito e nella nausea come conseguenza di trattamenti chemioterapici o radioterapici; il trattamento delle epilessie farmaco-resistenti.
L’iter in Parlamento
Il primo via libera alla Camera c’è Stato ad ottobre ed ha segnato in un certo senso una svolta in particolar modo culturale nel nostro paese spesso considerato retrogrado e conservatore. A votare a favore sono stati su tutti Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico, contrari invece Forza Italia, Udc, Fdi e Lega Nord.
Il testo che dovrà ora passare al Senato, stabilisce criteri uniformi su tutto il territorio nazionale incentivando la ricerca scientifica sugli eventuali impieghi medici e, soprattutto, garantendo ai pazienti criteri di equità di accesso.
Inoltre il Ministero della salute ha facoltà di estendere, ad altri enti o imprese, la possibilità di coltivazione e trasformazione della cannabis; tutto questo naturalmente seguendo i criteri stabiliti del protocollo dello stesso Ministero.
Cosa cambierà in tema di cannabis medica
È previsto, altresì, l’aggiornamento del personale sanitario, socio-sanitario e medico sugli aspetti che riguardano l’utilizzo della terapia con la cannabis. Riassumendo quindi, i punti fondamentali del disegno di legge passato alla Camera sono i seguenti:
- la possibilità da parte del medico curante di prescrivere medicinali di natura vegetale a base di cannabis per la terapia del dolore;
- la ricetta medica dovrà essere non superiore ai tre mesi ovvero la durata massima prevista per il trattamento;
- i farmaci prescritti dal medico per la terapia del dolore o per altri trattamenti saranno a carico del Sistema Sanitario Nazionale con la specifica che, se vengono prescritti per altri impieghi, rimangono fuori dal sistema di rimborsabilità con l’aliquota ridotta al cinque percento sull’IVA.
- La coltivazione e la conseguente distribuzione della cannabis sono affidate allo stabilimento chimico- farmaceutico dell’ospedale militare di Firenze.
Le regioni e gli enti provinciali autonomi hanno il compito di monitorare il flusso di richieste e di prescrizioni dandone prontamente comunicazione all’istituto superiore della sanità.
Nel disegno di legge una parte è dedicata alle campagne di informazione generali e specifiche di tutto l’ambiente medico e sanitario.