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Cancro: aumentano i casi ma si guarisce di più

Cancro

Il cancro non è un male incurabile; almeno non più. Per questo quella locuzione non andrebbe più utilizzata in quanto espressione eccessivamente allarmistica e dovuta a ignoranza.
Questi alcuni degli spunti emersi nel corso di un convegno presso il ministero della Salute cui ha partecipato la fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ giunta al primo anno di attività. L’occasione è stata buona per fornire qualche dato su questa malattia.
Se i numeri sulle persone che si ammalano di cancro sono purtroppo in aumento e continueranno a salire a causa del progressivo invecchiamento della popolazione italiana, basti pensare che negli anni ’90 i malati di cancro erano 1,5 milioni e la cifra è salita a 3 milioni nel 2013, la buona notizia arriva dalla percentuale di guarigioni.
Ad oggi, si è detto nel convegno presso il ministero della Sanità, sei pazienti su dieci guariscono dal cancro; alla fine degli anni ’70 a sopravvivere alla malattia era il 30% mentre negli anni ’90 la percentuale era di poco inferiore al 50%.
La scienza ha fatto passi importanti quindi, e ad oggi la percentuale di sopravvivenza è di sei pazienti su dieci; anche nei casi in cui la guarigione non arriva è comunque possibile garantire una cronicità della malattia così da consentire al paziente una convivenza di molti anni con il male. Progressi della medicina, raccolti nel libro ‘Il mare (in)curabile. I progressi nella lotta contro il cancro e il nuovo ruolo della comunicazione’ presentato proprio in occasione dell’incontro presso il ministero della Salute. Un libro che offre una panoramica a 360 gradi sull’argomento cancro.

 

 

Non parlare più di ‘male incurabile’

Aumentano i casi di malati di cancro (la previsione per il 2020 è di 4 milioni di italiani colpiti) ma al contempo aumenta la percentuale delle guarigioni; se il cancro non è stato ancora debellato, non si può comunque più parlare di male incurabile.
Ad oggi vi sono moltissime terapie e il cancro si presenta come un male un po’ più conosciuto rispetto al passato. La prevenzione e la diagnosi precoce, quando il male è ancora agli esordi, restano le armi più importanti che si hanno a disposizione. In entrambi i casi quello che conta è, quindi, una maggiore informazione.
Anche per questa ragione si è battuto molto sull’espressone di ‘male incurabile’ definita ‘fuorviante e allarmistica’: nella seconda parte del libro ‘Il mare (in)curabile’ sono state al riguardo inserite interviste a 15 direttori di importanti testate giornalistiche nazionali per capire come i media trattano l’argomento relativo ai tumori, qual è la percezione dell’opinione pubblica e come dovrebbe essere una comunicazione il più possibile corretta sulla delicata questione.
D’altra parte quando si parla di temi così delicati anche i media hanno il loro peso, come stabilito dalla Carta di Perugia in materia di informazione e malattia: il documento risale al 1995 ed è uno strumento per garantire il rispetto dei diritti del cittadino malato e del cittadino che legge i giornali e guarda la televisione.

 

Informazione e media: come trattare l’argomento cancro

La Carta di Perugia su informazione e malattia recita all’art.1 che “Sono pregiudiziali in ogni processo di comunicazione la valutazione dell’interesse generale, il rispetto del diritto del cittadino-paziente alla tutela della propria dignità personale, il diritto del cittadino-utente ad un’informazione corretta e completa.
Mentre all’art.2 stabilisce il dovere di “non creare false aspettative nei malati e negli utenti.” Sapendo quali sono i rischi di trattare notizie così delicate, nel corso del dibattito presso il ministero della Salute è stato chiesto ai direttori delle testate di cancellare l’espressione ‘male incurabile’.
Partendo dalla Carta di Perugia di cui sopra, è indispensabile trovare il giusto compromesso tra rispetto del cittadino malato, il non creare allarmismo e il non dare, al contempo, vita a false aspettative ai malati.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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