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Beni Culturali alla deriva

Ha il sapore della presa in giro la lettera appello del Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi pubblicata qualche giorno fa da “Il Foglio”. Chiunque segue le vicende in cui è stato costretto il mondo della cultura e dello spettacolo, con le collegate vibrate proteste di chi già sapeva in anticipo la condizione di precarietà che si presentava all’orizzonte, non può non constatare con i propri occhi ed analizzare con la propria intelligenza le contraddizioni insite nella lettera in oggetto. Scrive Bondi:
“Ciò che desta la maggiore preoccupazione in questo momento è la drammatica mancanza di risorse per sostenere il comparto dello spettacolo: l’opera lirica, i teatri stabili, il cinema e le nostre orchestre sinfoniche”. 
Il Ministro Bondi si è evidentemente dimenticato di esser stato lui stesso, insieme ad altri esponenti del governo, a creare le condizioni catastrofiche in cui versa il comparto dipendente dal suo ministero.
Gliel’hanno detto e scritto in tanti, in tutti i modi possibili, che il suo modo di condurre gli affari culturali ed artistici del Paese avrebbe portato a danni e rovine: non c’è operatore artistico o culturale che avrebbe scommesso un solo centesimo sul buon esito della sua strategia.

 

 

 

Bondi e il rilancio della cutura:

“Farò di tutto per salvare il mondo della cultura dalle difficoltà in cui si trova. Il Presidente del Consiglio convocherà una apposita riunione dedicata a questa crisi, alla presenza di tutti i ministri interessati. Lo ringrazio per questa prova di attenzione e di sensibilità, insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio e a tutti i miei colleghi.
Da domani (la lettera è stata pubblicata l’8 ottobre scorso) mi metterò comunque al lavoro per incontrare personalmente i rappresentanti delle maggiori aziende private e pubbliche italiane, allo scopo di chiedere un sostegno.
Sottoporrò a ciascuna di esse un elenco di progetti e di istituzioni che abbisognano di un contributo da aggiungere a quello dello Stato per garantire almeno il mantenimento degli attuali programmi di lavoro. Confido in questo modo, con l’aiuto strategico delle aziende private e pubbliche, di contribuire a salvare quella vitalità e creatività della cultura italiana che la scarsità di risorse mette a rischio”.

 

Il business dei beni culturali:

Affari in arrivo per i privati nel business dei beni culturali? Sembrerebbe proprio di sì. E chi controllerà tutte le nuove relazioni commerciali, contratti, scambi e cose di questo genere, che potrebbero presentarsi da qui a poco tempo? Chi terrà alla larga le nuove cricche che si butteranno a capofitto in questo nuovo campo d’affari? Chi bloccherà gli speculatori? Continua Bondi:
“Rispetto all’anno in corso le risorse per lo spettacolo dal vivo sono scese da 402 milioni di euro a 262 milioni di euro per il prossimo anno. Se le cose non cambiassero, non saremmo in grado di mantenere i livelli minimi di sopravvivenza delle principali attività dello spettacolo. Siamo già alle prese con il rischio di chiusura di teatri storici e della messa in cassa integrazione dei lavoratori dello spettacolo come dimostra il caso del Carlo Felice di Genova”.
Insomma, sembra proprio che molti nodi stiano per venire al pettine mostrando una realtà al limite della catastrofe. Come avevamo previsto anche noi ed avevamo da tempo anticipato in alcuni articoli ai nostri lettori.

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Scritto da

Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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