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Prodotti contraffatti: in Italia più di tutti
Uno studio condotto diversi mesi fa da parte dell’ istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione aveva evidenziato dati consistenti anche se, forse, non del tutto sorprendenti. Nel corso di quasi un decennio, precisamente dal 1994 al 2011, periodo di boom della globalizzazione, il giro d’affari di prodotti contraffatti era aumentato di +1.850% a livello globale. Un dato impressionante che ci riguardava ancor più da vicino andando a certificare come il nostro paese fosse il primo in Europa per consumo di beni contraffatti.
D’altra parte il made in Italy da sempre ‘tira’ e di conseguenza si è rivelato essere un ottimo business per le organizzazioni criminali che vi sono dietro; una storia nota se pensiamo a quanto descritto da Roberto Saviano nel suo libro di maggior successo, Gomorra. Sarà pure una storia sentita ma continua a ripetersi; da alcune ore sono stati divulgati i dati relativi ai prodotti contraffati in Italia nel 2013; ebbene si parla di un incremento del 25% rispetto ad dati del 2012. A presentare i dati è la stessa Guardia di Finanza che si basa sui sequestri effettuati nel corso dell’anno.
Nel 2013, si legge, sono stati sequestrati 130 milioni di prodotti contraffatti o pericolosi così distribuiti: 22 milioni circa sono pezzi di abbigliamento; quasi 13 milioni di giocattoli, quasi 42 milioni di articoli di elettronica e 53 milioni tra cosmetici, pezzi di ricambio per auto e prodotti per l’igiene. Tutte le tipologie di prodotto sono quindi interessate al fenomeno contraffazione.
Da dove arriva la merce contraffatta:
Nel corso di questi interventi delle fiamme gialle sono stati denunciati in 9.445, tra questi 252 erano affiliati ad organizzazioni criminali dedite alla produzione e smercio dei prodotti ‘taroccati’.
La merce contraffatta viene fatta entrare in Italia senza brand al fine di eludere i controlli doganali: dopodiché viene assemblata e confezionata con marchi che ricalcano gli originali. Quest’ultimo passaggio avviene all’interno di imprese dedite esclusivamente al falso e che, nell’ambito del rapporto della Guardia di Finanza, risultano essere collocate maggiormente in sei regioni: Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Marche e Campania. La provenienza è perlopiù da mercati esteri orientali.
Questa è una delle strade seguite dai contraffattori; perché, naturalmente, vi sono anche casi di merce falsa che viene fatta entrare in Italia già pronta alla vendita e che non necessita quindi operazioni di contraffazione.
In riferimento ai dati sulla contraffazione relativi al 2013, da segnalare l’evoluzione dell’online: la Guardia di Finanza ha svolto azione di contrasto anche per acquisti online di merce contraffatta. In internet la merce tarocca è sempre più diffusa: nel 2013 le fiamme gialle hanno bloccato l’accesso ad 84 piattaforme web illecite.
Piattaforme che erano utilizzate per il commercio diretto di prodotti falsi o, in altri casi, per consentire agli utenti di scaricare illegalmente software, giochi e prodotti multimediali vari per un totale di +60% rispetto al precedente anno.
Prodotti Made in Italy falsificati:
Quello della contraffazione è un problema cui ancora non si riesce a porre rimedio; alcuni anni fa, era il 2009, venne introdotto un decreto legge a tutela del made in Italy, il decreto-legge 135/2009, che andava a regolamentare le cosiddette indicazioni di vendita nelle quali è obbligatorio indicare se il prodotto è interamente realizzato in Italia. Le note indicazioni “100% made in Italy”. Chi utilizza indebitamente tali indicazioni incorre in sanzioni penali. Un provvedimento un po’ debole che, a giudicare dai numeri, non è servito ad arginare il fenomeno della contraffazione.
Nel 2013 un segnale è arrivato in ambito europeo, con la Ue che ha presentato due proposte di regolamento sulla sicurezza dei prodotti: la prima contenente norme per la piena tracciabilità dei prodotti tramite l’obbligatorietà dell’indicazione di origine e la fissazione di regole specifiche per produttori, importatori e distributori; l’altra finalizzata ad una maggiore sorveglianza del mercato dei prodotti.
Evidentemente non è servito a molto se è vero che i dati sulla merce contraffatta sono in costante e sostanzioso aumento; e questo malgrado il fatto che, lo ricordiamo, la normativa attuale preveda pene consistenti tanto per chi vende merce contraffatta (denuncia penale per ricettazione e violazione delle norme sul commercio con pena pecuniaria di circa 5000 euro), quanto per chi la merce contraffatta la acquista (anche qui si rischia di incorrere nella ricettazione o più semplicemente nell’incauto acquisto; prevista anche in questo caso una sanzione amministrativa che va dai 500 ed arriva a varie decine di migliaia di euro).