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Percentuale di succo d’arancia: la particolarità tutta italiana

La percentuale di frutta da mettere, per legge, nelle bevande analcoliche è una questione che l’Italia si porta dietro da un po’. Ne avevamo parlato anche in passato dopo che, non più tardi di un anno fa, la commissione Politiche dell’Unione Europea della Camera aveva bocciato un emendamento di legge presentato dal Pd teso a portare la quantità minima di frutta nelle bevande analcoliche dal 12% al 20%.
Ad un anno di distanza il dibattito non si è placato: lo scorso ottobre il parlamento italiano aveva approvato una norma che andava a ribaltare l’esito del dibattito prevedendo l’aumento precedentemente bocciato. Aumento che, tuttavia, valeva solo per i produttori italiani portando evidenti distonie sul mercato e andando a favorire i produttori stranieri.
Con l’ok della Commissione Europea a questa norma si è scatenata la polemica; se dovesse entrare in vigore, si lamentano i produttori, sarebbe altamente penalizzante.

 

La percentuale minima nel succo d’arancia

Quando si parla di contenuto di succo da innalzare si fa riferimento alla soglia minima. Ovvero, sotto la quale non si può scendere. Nessuno vieta di aumentare quella percentuale e renderla più corposa, come già accade adesso con molti succhi di frutta.
Aumentare la soglia minima porterebbe effetti positivi per i consumatori dal punto di vista della qualità del prodotto, e quindi della salute, ma non solo. A beneficiarne sarebbero anche i produttori che vedrebbero aumentare il numero di arance richieste sul mercato. Almeno sulla carta. Perchè poi il discorso da fare è un po’ più complicato.

 

Produttori stranieri avvantaggiati

Ma non ci sono solo aspetti positivi dietro a questo provvedimento. Perchè i produttori, anzichè accogliere favorevolmente il provvedimento, hanno alzato le barricate poichè prevedono un potenziale danno per il mercato. arance-e-percentuale-succo
L’obbligo farebbe capo infatti solo ai produttori italiani, o per meglio dire solo per le arance prodotte e vendute in Italia. I produttori stranieri, e nello specifico il resto dell’Ue, sarebbero esclusi. Per loro la soglia minima è ancora ancorata al 10%. La metà della nuova soglia italiana stabilita dal provvedimento.
È facile intuire che se la norma dovesse entrare a regime, per i produttori italiani ci sarebbe un aumento dei costi a tutto vantaggio delle aziende straniere che potrebbero fare irruzione sul mercato.
Ma non è l’unico problema; perchè, sempre secondo i produttori e in particolare per il Citrag (Consorzio Industrie Trasformazione Agrumi) in Italia non vi sarebbero abbastanza arance della varietà adatta, ovvero arance bionde, per sopperire ad un aumento tale di produzione. Il che significa che il provvedimento potrebbe rivelarsi vano.

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

Giornalista di inchiesta, blogger e rivoluzionario

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