In questo articolo parliamo di:
Modernizzazione e prodotti alimentari:
Si tratta di fare i conti con la sconnessione tra agricoltura e cibo indotta dai processi di modernizzazione e i suoi effetti sui modelli alimentari, con le nuove forme dell’abitare congiunte ad una sempre più pressante domanda di ruralità da parte della popolazione urbana, con le trasformazioni dei sistemi territoriali caratterizzati da nuovi e diversificati legami di integrazione tra aree urbane e aree rurali, con l’emergere di un nesso sempre più stretto tra identità territoriali, sviluppo economico e qualità della vita, con l’intreccio tra crisi alimentare, questione energetica e cambiamenti climatici, con il passaggio da un welfare meramente redistributivo e riparatorio ad un welfare locale in cui recita un ruolo peculiare la capacità delle attività agricole di creare benessere e opportunità di inclusione socio-lavorativa.
Eppure nel nostro Paese l’agricoltura assurge agli onori della cronaca solo quando la Lega Nord si mobilita per tutelare un ristretto gruppo di agricoltori che non vogliono pagare la multa imposta dall’Unione europea a chi supera le quote latte.
Tant’è che la manovra economica di fine luglio non ha previsto alcuna misura per l’agricoltura ad eccezione di una ulteriore proroga concessa ad uno sparuto gruppo di allevatori “disobbedienti” per sanare l’infrazione delle regole che riguardano la produzione del latte.
I campi di mais Ogm:
Anche la vicenda dei campi di mais ogm nelle campagne di Pordenone è il frutto di gravi inadempienze dello Stato italiano nei confronti delle normative dell’Unione europea. Da anni l’Italia pretende di dichiararsi completamente ogm-free, vietando qualsiasi tipo di coltivazione transgenica.
Ma tale pretesa è illegale perché nell’Unione europea vige il principio di coesistenza: l’agricoltura transgenica, quella convenzionale e quella biologica devono poter coesistere, e non è possibile dichiarare illegale, in modo generalizzato, una tipologia di coltivazione. Un siffatto comportamento violerebbe i principi di libertà economica e di scelta degli agricoltori e il diritto dei consumatori a disporre di prodotti transgenici italiani e non solo di quelli che arrivano liberamente da altri Paesi.
Come ha ricordato la Corte Costituzionale, non è più discutibile il principio comunitario, ormai recepito nell’ordinamento nazionale, “costituito dalla facoltà di impiego di ogm in agricoltura, purché autorizzati”.
E’ vero che a luglio la Commissione UE ha proposto un nuovo regolamento per consentire agli Stati membri di permettere o proibire la coltivazione di Ogm sulla totalità o una parte del proprio territorio. Ma la normativa deve essere ancora esaminata dal Consiglio e dal Parlamento dell’UE. In ogni caso le motivazioni di una eventuale limitazione non potranno riguardare gli aspetti sanitari e ambientali ma solo quelli socioeconomici.
In altre parole, sarà sempre la Commissione europea ad autorizzare l’immissione sul mercato di semi ogm valutando l’impatto sulla salute e sull’ambiente, mentre gli Stati membri potranno autorizzarne la coltivazione valutando solo gli aspetti economici. Sicché, anche in caso di approvazione del regolamento, il principio di coesistenza non verrà meno.
Rischio di infrangere i principi comunitari:
L’aspetto nuovo che viene ad aggiungersi è che, qualora le Regioni insistano nel vietare la coltivazione di semi ogm autorizzati da Bruxelles, esse dovranno motivare la loro decisione con argomenti esclusivamente di tipo economico, assumendosi così le proprie responsabilità dinanzi alla prospettiva per nulla remota di un contenzioso in sede di Wto e al blocco della ricerca scientifica in materia di ogm, che come è noto si può effettuare solo sperimentando i nuovi semi in campi aperti.
Ma pur di infrangere i principi comunitari, isolare l’Italia dal contesto globale e arrestare il progresso scientifico, la Lega Nord non ha remore nell’offrire una copertura politica, col beneplacito del governo, alle inadempienze dello Stato italiano, alimentando il clima da Far West che si è creato su questo tema nel nostro Paese.
Mentre in Italia tentiamo di eludere donchisciottescamente la rivoluzione biotecnologica e di sottrarci furbescamente alle multe sul latte, il Parlamento francese ha approvato a metà luglio una nuova legge che modernizza la propria agricoltura, regolando in modo efficace pratiche diffuse di educazione alimentare e forme per incentivare comportamenti leali e trasparenti nelle transazioni dei soggetti economici al fine di controllare la formazione dei prezzi dei prodotti agricoli e dei margini che si realizzano tra la fase di produzione e quella di distribuzione.
Ulteriori norme riguardano le modalità per garantire una corretta informazione dei consumatori, la promozione del territorio, lo sviluppo delle filiere corte, la gestione dei rischi, il ricambio generazionale.
Differenze con la legislazione francese:
In Francia è dunque una legge dello Stato ad imporre ai gestori pubblici e privati di servizi di ristorazione nelle scuole e nelle università, nelle strutture sanitarie e sociali e negli istituti penitenziari di rispettare le norme, determinate con decreto, sulla qualità nutrizionale e salutistica dei pasti e di preferire, quando si scelgono i prodotti da utilizzare, gli alimenti di stagione.
E’ una norma cogente ad obbligare i commercianti e i distributori francesi a fare i loro ordini per iscritto, inserendo con chiarezza i dati che dovranno poi figurare nei contratti e permettendo così una tracciabilità contabile per conoscere i mercati, monitorare effettivamente la formazione dei prezzi e individuare con precisione i soggetti economici che li gonfiano in modo ingiustificato. Ma le procedure messe in atto non sono lasciate alla buona volontà degli imprenditori.
Sono accompagnate da sanzioni e da un sistema di responsabilità sociale codificato e autogestito mediante organismi interprofessionali che promuovono il miglioramento della qualità attraverso azioni di ricerca.
Con questa legge, gli agricoltori francesi hanno inoltre la possibilità di gestire la volatilità dei mercati agricoli con strumenti assicurativi efficaci sostenuti dallo Stato, mentre i giovani sono incoraggiati ad insediarsi in agricoltura con incentivi finanziari, azioni formative e nuove regole riguardanti il diritto successorio.
Sono state finanche ritoccate le normative urbanistiche, introducendo nuovi strumenti di pianificazione territoriale per favorire nuove attività in campagna, dalla produzione di energia all’agricoltura sociale, e moderne infrastrutture civili che scoraggino l’ulteriore cementificazione delle aree agricole periurbane e l’abbandono di quelle montane.
I media italiani non informano i cittadini di quanto avviene oltralpe: preferiscono seguire le zuffe carnascialesche di Zaia e Galan con tanto di schiamazzi dei crociati che parteggiano per l’uno e per l’altro.