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Cedolare secca: quanto si risparmia
La cedolare secca è apparsa in Italia nel 2011: con questo sistema di tassazione il locatore ha modo di ridurre sensibilmente l’importo delle imposte dovute conseguentemente all’aver dato in affitto un immobile.
Ciò perché la cedolare secca consente di assoggettare il reddito ottenuto dalla locazione ad una imposta sostitutiva rispetto all’Irpef: tale imposta sostitutiva si sostanzia in una tassazione al 10% o al 21% sul reddito complessivo prodotto dalla locazione. La differente tassazione dipende dalla scelta effettuata al momento della stipula del contratto: se il contratto di affitto è stato stipulato a canone libero, la tassazione è del 21% sul reddito complessivo prodotto dalla locazione, mentre se il contratto è stato stipulato a canone concordato, la tassazione scenderà al 10%.
Se il locatore ha modo di risparmiare optando per la cosiddetta “cedolare secca”, va detto che anche il locatario ha la possibilità di risparmiare sull’affitto, il tutto usufruendo di diverse agevolazioni fiscali.
Detrazioni fiscali per chi paga l’affitto
Ad esempio, una strada per risparmiare sull’affitto dovuto al locatore è quella di richiedere le detrazioni fiscali previste a livello legislativo, che possono arrivare a far risparmiare una somma pari a poco meno di 1000 euro l’anno.
Questa cifra così considerevole la possono arrivare a risparmiare coloro che sono in affitto e hanno una età compresa tra i 20 ed i 30 anni: la legislazione vigente prevede infatti la possibilità di ottenere detrazioni fino a 991,60 euro per i primi 3 anni dal momento della messa nero su bianco del contratto di locazione.
Eguale cifra, sempre su base annua, viene risparmiata da coloro che secondo la normativa attualmente in vigore possono essere considerati lavoratori fuori sede. Tuttavia va ricordato che per chi rientra in questa categoria e ha un reddito annuo compreso tra 15.493,72 e 30.986,41 euro, la detrazione arriva quasi a dimezzarsi.
Affitti e studenti fuori sede
Il legislatore ha previsto agevolazioni fiscali anche per gli studenti universitari che devono compiere il proprio percorso universitario al di fuori della propria città natale. Chi rientra in questa categoria ha infatti la possibilità di detrarre il 19% annuo dall’affitto, con un tetto massimo di poco più di 2600 euro l’anno. Per la precisione la cifra massima che si può recuperare è pari a 2.663 euro. Un tema, quello degli studenti fuori sede, che implica spesso la piaga degli affitti in nero.
Molto importanti sono anche le agevolazioni garantite per chi si dovesse ritrovare a non avere la possibilità di pagare l’affitto a causa di problematiche economiche o di natura strettamente personale e familiare. Tutti coloro che rientrano in alcune specifiche casistiche previste dal legislatore hanno infatti la possibilità di fare domanda per poter usufruire del Fondo per la Morosità Incolpevole.
Infine, per chi pur essendo ancora in possesso di un reddito da lavoro dipendente o autonomo, non dovesse riuscire a far fronte ai costi dell’affitto, vi è la possibilità di accedere al contributo comunale di integrazione al canone di locazione. Ogni comune ha regole proprie per l’accesso a tale tipo di sostegno, anche se regola generale è tendenzialmente quella di avere un ISEE che non vada oltre, facendo una sorta di media, ai 28 mila euro.